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Giacinto Di Pietrantonio, Senz’ombra di dubbio

Voyager, catalogo, Contemporanei, Bergamo, 2006

Senz’ ombra di dubbio l’ombra è un elemento che accompagna la vita e l’arte fin dall’inizio della vita e dell’arte stessa, come non c’è ombra di dubbio che l’ombra sia una parte costitutiva del lavoro di Mariella Bettineschi. Nella vita l’ombra, oscurità inafferrabile, ma sempre presente, virtualità della consistenza della realtà, nero immateriale che si oppone al bianco della luce, negativo dell’essere, è l’essenza stessa dell’esistere qui ed ora.

Senz’ombra di dubbio l’ombra è l’immagine senza rappresentazione del tempo presente, immagine-eclissi della vita stessa e per ciò da sempre l’umanità gli ha prestato molta attenzione, tanto da farne oggetto di occupazione e preoccupazione della scienza, della religione e dell’arte, le tre discipline che più di ogni altra, per motivi ottici, simbolici e spirituali, si contendono l’ombra.

Senz’ombra di dubbio un’ombra che si allunga dalla sovranità dell’universo, o dal dietro l’angolo di una strada, o ancora dall’ignoto dell’aldilà della vita stessa, ha fornito elementi di mistero e scoperte in una civiltà che si è incamminata verso il vedere, fino al trionfo del visivo attuale. Forse anche per ciò l’arte ne ha fatto un motivo centrale del suo operare, sentendo perfino la necessità di produrre una teoria delle ombre, tant’è che nel lavoro in questione l’ombra finisce per essere un punto centrale.

Senz’ombra di dubbio l’ombra segna anche un confine tra materiale e immateriale nel senso che inizia dove finisce/o inizia il corpo che incontra il termine della luce. In tal modo questi tre elementi (ombra-corpo-luce) finiscono per collocarsi tra bidimensionalità e tridimensionalità, fra pittura e scultura ancora una delle questioni più antiche dell’arte.

Senz’ombra di dubbio c’è una differenza ulteriore a cui vale al pena accennare ed è quella dell’ombra prodotta da un corpo traslucido, o addirittura trasparente, perché in questi casi la luce non finisce dove incontra il corpo e inizia l’ombra, in quanto lo trapassa e i confini tra luce, corpo e ombra finiscono per diventare labili e compenetrarsi a vicenda, insomma sfumano continuamente uno nell’altro, tant’è che l’ombra nel disegno come nella pittura è spesso stata rappresentata con lo sfumato.

Senz’ombra di dubbio Mariella Bettineschi sembra avere consapevolezza di questa antica questione, perché da anni si serve per il suo lavoro di materiali traslucidi come le carte da lucido che usano o che usavano gli architetti per disegnare prima dell’avvento del computer, oppure la trasparenza del vetro.

Senz’ombra di dubbio il perché dell’impiego di questi due elementi sta nel fatto che Lei e il suo lavoro si collocano più sul versante della scultura che su quello della pittura.

Senz’ombra di dubbio utilizzando questi materiali su cui interviene con pittura, disegno, incisione, serigrafia, che producono immagini a volte nette e altre sfumate, Bettineschi intende ricercare la produzione di una varietà di segni e immagini labili come labile è la contemporaneità, ma, oltre le immagini e i segni che essa vi porta sopra, quello che colpisce e che esse vengono il più delle volte appoggiate con la base a terra e inclinate sulla parete e quindi finiscono per non essere presentati come quadri, disegni, fotografie, ma come “sculture” e/o “istallazioni”, così facendo non è solo l’immagine data a detereminare il lavoro, ma anche il microspazio e l’ombra reale e non più solo quella rappresentata che viene a determinarsi. Senz’ombra di dubbio in questo modo Essa attiva una relazione tra bidimensionalità e tridimensionalità, tra rappresentazione e presentazione, tra finzione e realtà, tra … e ….

Senz’ombra di dubbio c’è ora bisogno di continuare a gettare luce sulle ombre e dire che l’opera presentata alla GAMeC è la sintesi di quanto detto finora. Si tratta, infatti, di una “scultura-istallazione” composta da una stretta base di legno sulla quale sono infilate diverse lastre di vetro con su incisi dei disegni e allineate in modo sfalsate così da rompere la linearità dello spazio e dell’immagine.

Senz’ombra di dubbio quando Ella utilizza il vetro in tal modo la memoria va a Duchamp anche per una certa familiarità delle immagini incise sopra, come è stato già notato da altri, ma se Duchamp utilizzava vetro e immagini per negare l’arte, la Bettineschi lo fa per affermarla: primo perché quet’ultima si inserisce nel solco di una tradizione, secondo perché i disegni sui vetri sono “disegni interni” come li chiama la Bettineschi e quindi con il preciso intento di dare a essi il senso di una struttura.

Senz’ombra di dubbio in questo lavoro pittura, disegno, scultura e istallazione si rincorrono e rincorrono lo spazio e, creando movimento di luce e ombra, finisce per fare dello spazio stesso il senso dell’opera.

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