top of page
Mariella Bettineschi
La Triennale Milano, nell’ambito della valorizzazione e promozione della scena artistica italiana contemporanea, presenta la mostra All in One di Mariella Bettineschi a cura di Paola Ugolini ed incentrata su quattro cicli di opere realizzate dalla artista dal 1980 al 2023.
La poliedrica ricerca di Bettineschi, riconosciuta a livello internazionale e non ascrivibile in modo lineare a nessuna corrente o movimento artistico, esplora ambiti e media diversi, appropriandosi degli specifici linguaggi con raffinata maestria tecnica. Dalla pittura ed il disegno alla scultura, dal collage sino alla fotografia ed al digital painting.
Il titolo, All in One, racchiude il senso di questa esposizione in cui sono raccolti quattro fecondi nuclei di opere che attraversano la proficua produzione di una artista che indaga, in modo solitario, ecletticamente libero da strutture e categorizzazioni, il rapporto fra natura e cultura interrogando l’osservatore contemporaneo sul ruolo della donna e della storia dell’arte. Pur non ponendo al centro della propria indagine il corpo stesso, come in molte pratiche artistiche femministe coeve, nel lavoro della Bettineschi la corporeità prende fenomenologicamente forma, dai primi anni 80, mediante diversi materiali legati all’universo femminile. Nelle serie: Morbidi organze trasparenti e leggere sono imbottite di piume o bambagia ed impreziosite da dorate parole dipinte; in Piumari invece le delicate tessiture di organza sono stratificate, montate su un telaio ligneo e decorate con fili metallici dorati, di nylon e polvere d’oro.
Successivamente la ricerca dell’artista si concentra maggiormente sulla configurazione plastica della materia nel ciclo Tesori, opere anche di grande formato, in cui il supporto di carta da lucido viene trattato con catramina, pigmenti, acquaragia, colature dorate e diversi processi di combustione. In Tesori rispetto alle serie precedenti, la doratura, l’oro come leit motiv, invade totalmente il supporto mescolandosi con differenti materiali, restituendo a questi lavori una dimensione arcaica di materica sacralità.
In seguito a queste sperimentazioni, dal 1996, le nuove tecnologie entrano nella pratica e nel linguaggio dell’artista inaugurando una feconda produzione di opere, The Next EraL’Era Successiva, una serie on going in cui la fotografia diviene altresì processo metafotografico a partire da immagini iconiche. In questa serie stampata direttamente su plexiglas, appaiono importanti ed antiche Biblioteche, quei “granai del sapere”, citati da Marguerite Yourcenar che custodiscono la nostra eredità culturale. Nella visione della Bettineschi questi luoghi vengono invasi da una misteriosa e luminosa nube centrale, uno spazio bianco, che sfuma e si dissolve verso i bordi, e che crea un effetto perturbante, innescando una dialettica fra il visibile e l’invisibile, fra l’interno e l’esterno, fra il pieno ed il vuoto. Anche nelle Nature i paesaggi boschivi, la folta vegetazione e gli specchi d’acqua vengono anch’essi inondanti da abbaglianti nubi. In questi due filoni tematici, la contrapposizione fra Natura e Cultura trova una conciliazione concettuale oltre che visiva, in quelle nebulose, in quei vuoti semantici da riempire di nuovo senso e che epifanicamente inaugurano quella Era successiva cui guardare.
Nei Ritratti, i volti di “famosissime anonime” scelti da Bettineschi sono assorti nel silenzio che la storia dell’arte le ha volute modelle, muse o amanti nella tradizionale narrazione storiografica al maschile, e richiamano enigmaticamente l’osservatore che entra in sala, da lontano, da un tempo ed uno spazio sospesi, ponendo nuovi interrogativi. Queste figure femminili, divenute nel tempo icone della rappresentazione occidentale e di uno sguardo specificatamente maschile -quello di Raffaello, Ingres, Bronzino, Caravaggio, Leonardo, Vermeer…- vengono rielaborate nella visione e nel complesso processo creativo di Bettineschi, che le decontestualizza dal loro sfondo, mediante un sapiente lavoro di digital painting, per restituirci un’immagine di esse in un puro e lucente bianco e nero. Questi visi femminili così noti al nostro sguardo, attraverso i loro stessi occhi che Bettineschi taglia - con gesto surrealista come nella scena del film Un Chien Andalou- e “ricuce” raddoppiandoli enigmaticamente, affermano la capacità visionaria dello sguardo femminile sul mondo. Gli antichi volti delle donne scelte dalla artista quindi ritornano a noi con un’altra faccia, con un nuovo sguardo, riemergono dal loro tempo e dal loro silenzio secolare. I loro “occhi medusei” racchiudono una luce profonda ed abbagliante che, afferma Bettineschi , “attraggono e disturbano”, lasciando aperto un interrogativo sul futuro, su una nuova era che un rinnovato punto di vista, quello femminile, può inaugurare. La Grande Odalisca, Fornarina, Maria e Bianca de’ Medici, le Sorelle D’Estrées ci guardano ancora, da iconici oggetti della rappresentazione occidentale, divengono infine, nella poetica di Bettineschi, soggetti attivi, figure portatrici di nuovi occhi, di un altro modo di vedere. La cesura con il passato, e questo sguardo doppiamente aperto al futuro, si dispiega altresì formalmente nella struttura stessa delle immagini di queste opere, con quella dicotomica frattura fra la parte superiore di un nero profondo, absolutus e carico di mistero da cui emergono le figure femminili, e quella inferiore bianca, come “sottolineatura dell’immagine stessa, un semantico “vuoto che rafforza il concetto”, uno spazio bianco da riempire di rinnovato senso.
Lieta Busachi
Ph. Gianluca Di Ioia for Triennale Milano
bottom of page